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Un volto tra i mille che ogni giorno vivono questa impressionante città caraibica:
uno sconosciuto senza altri bagagli che i suoi sogni, il marchio di fabbrica del signor Estèvez.
Nella sua piccola casa-azienda-bottega nel centro de l'Avabna vecchia, Orestes Estevez produce vino aromatizzato, ma non ha l'attrezzatura moderna per il processo di vinificazione. Si è adattato usando i condom sui colli dei bottiglioni per lasciare fermentare il vino, con tanta pazienza e professionalità, Orestes Estevez trascorre gran parte della sua giornata a imbottigliare il vino liquoroso che lui stesso produce.
Orestes, non sigilla le bottiglie con tappi normali bensì con preservativi, lasciando così a fermentare il vino.
L'odore dolciastro della frutta e del mosto, nel frattempo, impregna l'aria circostante della sua modesta casa, all'Avana, a Cuba. Il processo più delicato è il travaso del vino in brocche di vetro. Per mantenere l'aroma fruttato il più a lungo possibile, Orestes si serve di questo metodo semplice ma innovativo.
I suoi vini aromatizzati allo zenzero e all'ibisco sono conservati in un luogo adatto per poter fermentare, I preservativi sono fatti scivolare su ogni collo di bottiglia avviando così il processo di vinificazione.
Orestes Estevez avviò la sua produzione vinicola nel 2000 ricavando la sua piccola cantina nel cortile della sua modesta abitazione, alla quale diede il nome di El Canal. Oggi è diventata una fiorente attività che annualmente produce migliaia di litri di vino aromatizzato con una vasta gamma di frutti esotici, tra cui un largo impiego di guava, conosciuta già dalla civiltà precolombiana degli Aztechi come prugna di sabbia. Il frutto è prodotto da un albero sempreverde, lo psidium guajava, originario dell'America centro-meridionale e dei Caraibi.
Spesso al suo vino Orestes aggiunge anche della barbabietola e qualche vegetale. La sua passione per la "bevanda degli dei" giunse due decenni fa, dopo la carriera nei servizi militari e di sicurezza. Aprì così la sua attività sfruttando le timide aperture concesse dal governo comunista cubano all'avvio di imprese private. Oggi Estevez insieme alla moglie e al figlio, con il supporto di un'assistente, provvede all'imbottigliamento con 300 brocche, ciascuno contenenti 20 litri di vino a testa. L'ingrediente principale è l'uva cubana, ma durante la lavorazione sono aggiunti aromi fruttati di ogni varietà tropicali.
La sua cantina, nel corso degli anni, è diventata un'attrazione di quartiere. I residenti della zona di El Cerro si siedono fuori dalla sua abitazione a tutte le ore e trascorrono il tempo a sorseggiare il suo vino. Un colpo d'occhio è fornito dai bottiglioni di vetro ordinati in fila, ciascuno chiuso con un preservativo che lentamente si gonfia quando inizia il processo di fermentazione.
Quando quest'ultimo termina e non fioriscono più i gas, allora il preservativo smette di gonfiarsi e si affloscia su se stesso: è il segnale che il vino è pronto per essere imbottigliato e messo in commercio. Il processo di fermentazione può durare dai 30 ai 45 giorni. Una volta completato, il vino è pronto per essere imbottigliato, immesso sul mercato locale e consumato nelle case o nei ristoranti. Le vendite si aggirano intorno alle 50 bottiglie giornaliere, al costo di 10 pesos cubani (40 centesimi) ciascuna.
I suoi vini hanno un prezzo accessibile a tutti, in particolare alle fasce meno abbienti della società che hanno uno stipendio medio di 25 dollari al mese e non possono permettersi vini pregiati importati. A causa dell'embargo commerciale imposto dagli Stati Uniti a Cuba e le inefficienze proprie di un'economia centralmente pianificata, migliaia di prodotti sono quasi impossibili da reperire sull'isola. La scarsità di prodotti ha spinto molti cubani ad adattarsi con ciò che avevano a portata di mano, come ha fatto lo stesso Orestes sprovvisto di valvole sofisticate per far fermentare il vino.
Nella sua piccola casa-azienda-bottega nel centro de l'Avabna vecchia, Orestes Estevez produce vino aromatizzato, ma non ha l'attrezzatura moderna per il processo di vinificazione. Si è adattato usando i condom sui colli dei bottiglioni per lasciare fermentare il vino, con tanta pazienza e professionalità, Orestes Estevez trascorre gran parte della sua giornata a imbottigliare il vino liquoroso che lui stesso produce.
Orestes, non sigilla le bottiglie con tappi normali bensì con preservativi, lasciando così a fermentare il vino.
L'odore dolciastro della frutta e del mosto, nel frattempo, impregna l'aria circostante della sua modesta casa, all'Avana, a Cuba. Il processo più delicato è il travaso del vino in brocche di vetro. Per mantenere l'aroma fruttato il più a lungo possibile, Orestes si serve di questo metodo semplice ma innovativo.
I suoi vini aromatizzati allo zenzero e all'ibisco sono conservati in un luogo adatto per poter fermentare, I preservativi sono fatti scivolare su ogni collo di bottiglia avviando così il processo di vinificazione.
Orestes Estevez avviò la sua produzione vinicola nel 2000 ricavando la sua piccola cantina nel cortile della sua modesta abitazione, alla quale diede il nome di El Canal. Oggi è diventata una fiorente attività che annualmente produce migliaia di litri di vino aromatizzato con una vasta gamma di frutti esotici, tra cui un largo impiego di guava, conosciuta già dalla civiltà precolombiana degli Aztechi come prugna di sabbia. Il frutto è prodotto da un albero sempreverde, lo psidium guajava, originario dell'America centro-meridionale e dei Caraibi.
Spesso al suo vino Orestes aggiunge anche della barbabietola e qualche vegetale. La sua passione per la "bevanda degli dei" giunse due decenni fa, dopo la carriera nei servizi militari e di sicurezza. Aprì così la sua attività sfruttando le timide aperture concesse dal governo comunista cubano all'avvio di imprese private. Oggi Estevez insieme alla moglie e al figlio, con il supporto di un'assistente, provvede all'imbottigliamento con 300 brocche, ciascuno contenenti 20 litri di vino a testa. L'ingrediente principale è l'uva cubana, ma durante la lavorazione sono aggiunti aromi fruttati di ogni varietà tropicali.
La sua cantina, nel corso degli anni, è diventata un'attrazione di quartiere. I residenti della zona di El Cerro si siedono fuori dalla sua abitazione a tutte le ore e trascorrono il tempo a sorseggiare il suo vino. Un colpo d'occhio è fornito dai bottiglioni di vetro ordinati in fila, ciascuno chiuso con un preservativo che lentamente si gonfia quando inizia il processo di fermentazione.
Quando quest'ultimo termina e non fioriscono più i gas, allora il preservativo smette di gonfiarsi e si affloscia su se stesso: è il segnale che il vino è pronto per essere imbottigliato e messo in commercio. Il processo di fermentazione può durare dai 30 ai 45 giorni. Una volta completato, il vino è pronto per essere imbottigliato, immesso sul mercato locale e consumato nelle case o nei ristoranti. Le vendite si aggirano intorno alle 50 bottiglie giornaliere, al costo di 10 pesos cubani (40 centesimi) ciascuna.
I suoi vini hanno un prezzo accessibile a tutti, in particolare alle fasce meno abbienti della società che hanno uno stipendio medio di 25 dollari al mese e non possono permettersi vini pregiati importati. A causa dell'embargo commerciale imposto dagli Stati Uniti a Cuba e le inefficienze proprie di un'economia centralmente pianificata, migliaia di prodotti sono quasi impossibili da reperire sull'isola. La scarsità di prodotti ha spinto molti cubani ad adattarsi con ciò che avevano a portata di mano, come ha fatto lo stesso Orestes sprovvisto di valvole sofisticate per far fermentare il vino.
E' trascorso un mese dal mio ritorna da La Habana, oltre al mio pallido biancore, che già ha sostituito il colorito della abbronzatura, anche lo stress
si è già impossessato completamente di me a tal punto che anche la mia ombra ingurgita tranquillanti. Relajate, questa è la prima parola con cui vengo sempre
accolto in Habana, prima ancora dei sauluti. Si, perchè mi ci vuole sempre un poco di tempo per abituarmi a quei ritmi lenti, come se la mia testa
rifiutasse quel nuovo tipo di vivere e rincorresse ancora le abitudini di quà. Ma poi, mi lascio conquistare e ricomincio ad apprezzare il gusto delle cose semplici, come
sorseggiare un mojito dondolandomi su una sedia del patio, ed il sapore di benessere è più intenso della menta con cui è fatto. Chi non conosce Cuba, perlomeno
come io la conosco, difficilmente capisce che è un mondo, chiuso al Mondo, da oltre mezzo secolo, dove tutto è differente. Le banche non ti chiedono business plan per
finanziare un progetto, lì, le banche non finanziano, fanno solo quella che è nella loro natura istituzionale, il "reatail" come lo chiamiamo noi. Dove andare al supermercato
è quasi inutile, perchè spesso gli scaffali sono vuoti e gli acquisti si fanno per strada, dove se entri in un negozio, di fatto stai infastidendo la commessa, che attende sia
tu a chiamarla, e, se non lo fai tanto meglio, (in fondo come biasimarla, per un salario di un euro al giorno..) così segue la sua siesta appisolata sulla sedia. Eppure,
c'è qualcuno che sostiene che questo piccolo mondo, deve aprirsi al Mondo: PAZZI, sarebbe come versare la boccia d'acqua, dove nuota felicemente il piccolo pesce rosso, nella
vasca dello squalo. Quel mondo non deve essere sfruttato, anzi al contrario, dovrebbe essere tutelato, così come tuteliamo, o proviamo a farlo, per salvaguardare ogni forma
di biodiversità, quel mondo rappresenta quelle che, piacenti o meno, sono le nuove origini del prossimo futuro. Lo sviluppo sostenibile, che il quel mondo è una semplice
frase priva di significato, in realtà è la quotidianità. Qel piccolo mondo, privato dagli eventi della storia, delle libere scelte sovrane, è così diverso, che la
stessa parola diverso non rende l'idea, ma dove i valori di solidarietà, di fratellanza, amicizia riempiono il vivere quotidiano. Da tempo nutro il desiderio di trasferirmi,
ma questa è un'altra storia e come tale ...al prossimo post.
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