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Forse è finirà l'era del iconico malecon, dove giovani amanti si abbracciavano, musicisti riempivano del song
il lungomare, pescatori affollavano la riva, il 'canonazo' rombava e tutti si guardava il tramonto. E' l'era digitale ed anche
Cuba inizia, seppur lentamente, ad aprirsi agli hot-spot ed al mondo. Ci dovremo abituare al cambiamento e vedere il malecon
pieno di smartphone in un mondo virtuale al posto degli abbracci, dei sorrisi e di quell'atmosfera romantica del lungomare habanero.
Il governo di Raul Castro aveva annunciato con enfasi il progetto: entro la fine del 2016 sarà installato wi-fi a pagamento nel luogo più rappresentativo e affollato di L'Avana: il malecon. Così sei chilometri di costa, dal Paseo del Prado alla foce del fiume Almendares, confine occidentale del centro della Capitale, si gremiranno di cubani in cerca di connessione wi-fi. forse, questa sarà l'occasione per vedere attenuate le abituali polemiche tra filo-governativi e dissidenti anticastristi, con i primi che imputano all'embargo imposto dagli Stati Uniti i ritardi nello sviluppo di infrastrutture sulle telecomunicazioni dell'isola, e i secondi che accusano il governo di limitare gli accessi e di controllare le informazioni che girano sul web, quindi facendo prevalere ragioni squisitamente repressive. (Un'approfondita analisi realizzata nel 2012 da Limes diretta a misurare l'incidenza dei social sulle rivoluzioni arabe, segnalava che l'equazione 'diffusione dei social media = probabilità di cambiamento sociale' non è valida. Secondo la rivista di geopolitica negli Stati che più usano Internet, il vento della primavera araba aveva spirato meno, e se questa diversa 'equazione' sociologica avesse un suo fondamento, il regime dei fratelli Castro potrebbe dormire sonni tranquilli) Di certo, a Cuba, la connessione al web oggi è difficoltosa, si stima che solo il 5% della popolazione abbia accesso alla rete, e per quanto i cubani facciano ricorso alla loro fervida immaginazione per condividere in qualche modo gli accessi, il 'digital divide' crea una vera frattura sociale. I privilegiati da una parte, ossia i politici, i funzionari della nomenclatura, i medici e i giornalisti dei mezzi informativi affini al potere, che hanno possibilità di accedere alla rete, e la maggioranza della popolazione dall'altra, con un'ampia fetta di cittadinanza che vede Internet come uno strumento economicamente irraggiungibile, un'ora di connessione costa due-tre pesos convertibles, circa due-tre dollari, lì dove lo Stato eroga stipendi medi di appena 25 dollari.
Il governo di Raul Castro aveva annunciato con enfasi il progetto: entro la fine del 2016 sarà installato wi-fi a pagamento nel luogo più rappresentativo e affollato di L'Avana: il malecon. Così sei chilometri di costa, dal Paseo del Prado alla foce del fiume Almendares, confine occidentale del centro della Capitale, si gremiranno di cubani in cerca di connessione wi-fi. forse, questa sarà l'occasione per vedere attenuate le abituali polemiche tra filo-governativi e dissidenti anticastristi, con i primi che imputano all'embargo imposto dagli Stati Uniti i ritardi nello sviluppo di infrastrutture sulle telecomunicazioni dell'isola, e i secondi che accusano il governo di limitare gli accessi e di controllare le informazioni che girano sul web, quindi facendo prevalere ragioni squisitamente repressive. (Un'approfondita analisi realizzata nel 2012 da Limes diretta a misurare l'incidenza dei social sulle rivoluzioni arabe, segnalava che l'equazione 'diffusione dei social media = probabilità di cambiamento sociale' non è valida. Secondo la rivista di geopolitica negli Stati che più usano Internet, il vento della primavera araba aveva spirato meno, e se questa diversa 'equazione' sociologica avesse un suo fondamento, il regime dei fratelli Castro potrebbe dormire sonni tranquilli) Di certo, a Cuba, la connessione al web oggi è difficoltosa, si stima che solo il 5% della popolazione abbia accesso alla rete, e per quanto i cubani facciano ricorso alla loro fervida immaginazione per condividere in qualche modo gli accessi, il 'digital divide' crea una vera frattura sociale. I privilegiati da una parte, ossia i politici, i funzionari della nomenclatura, i medici e i giornalisti dei mezzi informativi affini al potere, che hanno possibilità di accedere alla rete, e la maggioranza della popolazione dall'altra, con un'ampia fetta di cittadinanza che vede Internet come uno strumento economicamente irraggiungibile, un'ora di connessione costa due-tre pesos convertibles, circa due-tre dollari, lì dove lo Stato eroga stipendi medi di appena 25 dollari.
Dall'Avana. Una anziana signora è seduta su una sedia traballante sotto il porticato di una casa dall'intonaco
turchese a tratti scrostato e dalle ringhiere vistosamente arrugginite, una delle tante costruzioni in stile coloniale
che si affacciano sul malecon, il lungomare che percorre tutta l'Avana. E' una delle tante signore in età avanzata che l'epoca
di Fidel Castro l'hanno vissuta tutta e forse per questo guarda con circospezione i tanti turisti che sempre più
numerosi sbarcano sull'isola con la speranza di vivere un viaggio nel tempo.
Percorrere il malecon è come conoscere i diversi volti e le diverse anime del popolo cubano. Ci sono i giovani incuriositi dai coetanei stranieri vestiti alla moda, tassisti e camerieri che si danno da fare senza sosta per richiamare l'attenzione dei visitatori, e chi si limita a osservare il flusso costante di persone dai davanzali, muovendosi il minimo indispensabile per non farsi sopraffare dall'afa di un'estate prematura. Uno scorcio che racchiude l'essenza di un Paese il quale, a sei mesi dalla scomparsa di Fidel, fa i conti con il passato e guarda, con difficoltà, al futuro. Mentre all'orizzonte si alzano colonne di fumo provenienti dal non lontano Venezuela, nelle cui piazze divampano gli incendi della protesta e la striscia di sangue della repressione di Nicolas Maduro, uno degli ultimi grandi alleati del regime castrista.
Sono in molti a ritenere che dalla morte del lider maximo sia cambiato poco o niente, poi camminanado sul paseo del Prado, si vede il nuovo centro commerciale Manzana de Gomez, nel cuore della capitale, che chiamano «il tempio del capitalismo». Qui, 'una commessa prende 12 dollari al mese di stipendio, e vende profumi che ne costano 92 alla confezione'. E proprio il nuovo complesso di negozi è diventato la mecca degli adolescenti, che lì si danno appuntamento per fotografarsi davanti alle vetrine di Mont Blanc e Lacoste, e mandare gli scatti ai parenti fuggiti a Miami prima della rivoluzione. Camminando per le strade dell'Avana si nota tuttavia un certo fermento per i tanti cantieri in attività, soprattutto di grandi alberghi. A Cuba l'unica cosa che funziona è il turismo, per questo tanti professionisti si mettono a fare i tassisti o i camerieri, solo così riescono a guadagnare, e a migliorare la loro posizione». Ciò fa presumere che sia proprio questa industria in grado di trainare una lenta ma possibile crescita economica.
Ma basta allontanarsi un pò dalla capitale, verso l'entroterra, per capire qual è il doppio passo del Paese, qui la rivoluzione sembra non sia mai arrivata, mentre sulla strada, due persone transitano su un calesse trainato da un cavallo. Ovviamente fanno eccezione i Cayo, paradisi turistici, che a seconda dei gusti sono popolate da una manciata di bungalow in riva al mare come a Cayo Levisa, nella provincia di Pinar del Rio, o dagli albergoni in stile Miami di Varadero, dove si respira un clima avulso dalla vera anima del Paese.
Per conoscere l'essenza più profonda della Cuba di Castro bisogna addentrarsi tra le valli del tabacco di Vinales, dove i contadini portano avanti le loro tradizioni di coltura tramandate di generazione in generazione, come se il tempo si fosse fermato.
A conti fatti, l'auspicato cambiamento post Fidel sarà un processo assai più lento di quanto si pensi e la vera scommessa è capire se i cubani, orfani di chi per scelta o costrizione li ha presi per mano per oltre mezzo secolo, saranno in grado di diventarne protagonisti o vittime del futuro globale. L'affermazione che più si sente dire, chi è di ritorno da un viaggio a Cuba è senz'altro: hai fatto bene ad andare a Cuba, bisogna andarci ora prima che cambi. Io vorrei tranquillizzare tutti: Cuba non cambierà tanto velocemente!
Percorrere il malecon è come conoscere i diversi volti e le diverse anime del popolo cubano. Ci sono i giovani incuriositi dai coetanei stranieri vestiti alla moda, tassisti e camerieri che si danno da fare senza sosta per richiamare l'attenzione dei visitatori, e chi si limita a osservare il flusso costante di persone dai davanzali, muovendosi il minimo indispensabile per non farsi sopraffare dall'afa di un'estate prematura. Uno scorcio che racchiude l'essenza di un Paese il quale, a sei mesi dalla scomparsa di Fidel, fa i conti con il passato e guarda, con difficoltà, al futuro. Mentre all'orizzonte si alzano colonne di fumo provenienti dal non lontano Venezuela, nelle cui piazze divampano gli incendi della protesta e la striscia di sangue della repressione di Nicolas Maduro, uno degli ultimi grandi alleati del regime castrista.
Sono in molti a ritenere che dalla morte del lider maximo sia cambiato poco o niente, poi camminanado sul paseo del Prado, si vede il nuovo centro commerciale Manzana de Gomez, nel cuore della capitale, che chiamano «il tempio del capitalismo». Qui, 'una commessa prende 12 dollari al mese di stipendio, e vende profumi che ne costano 92 alla confezione'. E proprio il nuovo complesso di negozi è diventato la mecca degli adolescenti, che lì si danno appuntamento per fotografarsi davanti alle vetrine di Mont Blanc e Lacoste, e mandare gli scatti ai parenti fuggiti a Miami prima della rivoluzione. Camminando per le strade dell'Avana si nota tuttavia un certo fermento per i tanti cantieri in attività, soprattutto di grandi alberghi. A Cuba l'unica cosa che funziona è il turismo, per questo tanti professionisti si mettono a fare i tassisti o i camerieri, solo così riescono a guadagnare, e a migliorare la loro posizione». Ciò fa presumere che sia proprio questa industria in grado di trainare una lenta ma possibile crescita economica.
Ma basta allontanarsi un pò dalla capitale, verso l'entroterra, per capire qual è il doppio passo del Paese, qui la rivoluzione sembra non sia mai arrivata, mentre sulla strada, due persone transitano su un calesse trainato da un cavallo. Ovviamente fanno eccezione i Cayo, paradisi turistici, che a seconda dei gusti sono popolate da una manciata di bungalow in riva al mare come a Cayo Levisa, nella provincia di Pinar del Rio, o dagli albergoni in stile Miami di Varadero, dove si respira un clima avulso dalla vera anima del Paese.
Per conoscere l'essenza più profonda della Cuba di Castro bisogna addentrarsi tra le valli del tabacco di Vinales, dove i contadini portano avanti le loro tradizioni di coltura tramandate di generazione in generazione, come se il tempo si fosse fermato.
A conti fatti, l'auspicato cambiamento post Fidel sarà un processo assai più lento di quanto si pensi e la vera scommessa è capire se i cubani, orfani di chi per scelta o costrizione li ha presi per mano per oltre mezzo secolo, saranno in grado di diventarne protagonisti o vittime del futuro globale. L'affermazione che più si sente dire, chi è di ritorno da un viaggio a Cuba è senz'altro: hai fatto bene ad andare a Cuba, bisogna andarci ora prima che cambi. Io vorrei tranquillizzare tutti: Cuba non cambierà tanto velocemente!
Un compleanno, non è mai un giorno qualunque, specialmente in Habana, dove ogni giovane ragazza,
prepara con cura, e , con giorni di anticipo questo evento: si va dalla improvvisata parrucchiera,
dall'estetista per rifarsi il gel delle decoratissime unghie delle mani, si prova e riprova il trucco,
prima a casa di una amica, poi da un'altra; si cerca il vestito migliore, lo si adatta per essere sexy,
il tutto per azzerare ogni sforzo al primo tuffo in piscina, perchè è li che normalmente si fa festa.
Non posso certo dire che un compleanno non ha cambiato la mia vita, già, perchè è così che ti ho incontrata:
piscina dell'hotel Riviera, sul malecon de la Habana. Sfuggevole al mio invito, con la più assurda delle scuse
che abbia mai sentito: "non posso uscire la sera, i miei genitori quando esco il pomeriggio non mi danno
il permesso alla notte..." , per poi incontrarti al bar de "la Torre" nella "noche habanera".
Non era il tuo compleanno, ma da quella data, dieci compleanni tuoi, sono trascorsi, tanto è che se
una relazione si potesse misurare con la statistica, noi saremmo sicuramente una eccezione.
A volte il caso, regala anche grandi soddisfazioni, non tanto per i pregi che ti caratterizzano o per
i difetti che ti rendono unica nell' averli, ma per il più grande regalo che mi hai fatto: imparare a vivere le differenze,
non per cambiarle ma per valorizzarle, questo il vero segreto per la qualità della vita che tanto andiamo cercando.
I valori, quelli veri, non si trovano nelle azioni dell'ordinarietà del fare, ma nel coraggio di scegliere,
qualunque cosa tu possa fare o sognare di fare, incominciala! L'audacia ha in sé genio, potere e magia.(Goethe).
Non perdere tempo nello "spegnere" candeline, ma accendi i sogni!
Auguri Loquita!
Auguri Loquita!
Ricerca fotografie per malecon
di: compliance (del 11/06/2009 @ 21:57:51, vista 1319 volte)
Pesca sul malecon al Tramonto ...
di: compliance (del 11/06/2009 @ 21:50:19, vista 1397 volte)
Musica sul malecon Habanero ...
di: GPonGP (del 03/10/2016 @ 17:04:33, vista 708 volte)
love malecon ...