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Di seguito gli articoli e le fotografie che contengono le parole richieste.

Ricerca articoli per  crisi

di: GPonGP (del 17/06/2017 @ 14:00:29 in Habana, linkato 774 volte)
E' risaputo che una parte di me è legata a quel mondo caraibico, non tanto per le sue politiche, ma per l'amore che si prova quando incontri un luogo "incantato", sospeso nel tempo e fuori da ogni logica con cui siamo abituati a convivere nel nostro sistema.

E' di ieri la notizia che Donald Trump annulla "con effetto immediato" l'accordo, siglato poco più di un anno fa dal viaggio di Obama a Cuba. Il tycoon ha infatti deciso di rimettere tutto sul tavolo, firmando una nuova direttiva. Secondo Trump l'accordo precedente è stato stretto con "un governo che diffonde la violenza e l'instabilità" e che si è limitato ad "arricchire il regime castrista". Le aperture sul commercio e sul turismo "non hanno portato vantaggi ai cubani e neanche migliorato la situazione dei diritti umani". Per questo The Donald si è detto convinto di voler "applicare con maggior convinzione l'embargo e il divieto sul turismo".

Così, Cuba, probabilmente ricadrà nel già vissuto "periodo especial" degli anni 90, quando a seguito del collasso, in seguito alla crisi dell'Unione Sovietica e dei paesi dell'Est europeo, l'embargo statunitense si fece maggiormente sentire, generando una crisi che ha lasciato un segno indelebile in tutti i cubani.

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di: GPonGP (del 03/04/2017 @ 11:48:32 in Habana, linkato 933 volte)
Sono trascorsi già 10 mesi dall'ultima volta che ho appoggiato piede sulla "Isla Grande", la maggiore delle Antille in quel caribe da me tanto amato. Un tempo quasi infinito, per chi come me, in quel luogo ha ritrovato "l'essenza del essere", sia in relazione famigliare sia per quella sensazione di appagamento che mi pervade quando approdo in quella meta. Non tanto per ciò che nell'immaginario collettivo questa Isola rappresenta, quanto piuttosto per la fuga da questa quotidianità che quell'Isola ben rappresenta nella mia vita.

In effetti, già è tempo che inizi ad organizzare il prossimo viaggio, sempre che, la mia "dolce metà", originaria di quel mondo, me lo permetta. Già, non ho mai ottenuto "nulla osta", ad un viaggio senza Lei al mio fianco, all'opposto invece, Lei ha più volte viaggiato senza di me. Strani casi della vita, ma indifferentemente da questo, credo che in questa occasione, allargherò l'organizzazione a chi desidera partecipare ad una vacanza alternativa, quindi niente turisti modello "Alpitour"!.

Dedico pertanto questo articoletto di oggi, a quell'isola, sia perchè è da tempo che non lo faccio, sia perchè scrivendo mi infonde il desiderio di viaggiare.

E' di pochi giorni fa la notizia che il pieno di «super» all'Avana è un privilegio solo per i turisti che pagano in contanti e per le auto da loro affittate. Tutti gli altri, comprese le aziende statali che acquistano il carburante con carte prepagate che si riforniscano di benzina «normale», detta anche la «spacca motori» visto il bassissimo contenuto di ottano e il fumo da ciminiera che produce, restano senza benzina perchè il venezuela non la regala più. La decisione del regime di Raul Castro è stata obbligata visto che ormai da settimane Caracas ha interrotto le forniture di carburante alla dittatura caraibica, essendo anch'essa rimasta a secco, e questo nonostante il Venezuela sia il Paese che ha più riserve di petrolio al mondo.


Ma "chi" è questa Cuba da tutti sentita e da pochi conosciuta, mi permetto una pillola di storia, liberamente tratta da un articolo di Umberto Guzzardi, dal sito Il Caffè Geopolitico

Da quando, nella notte di Capodanno del 1959, il presidente e dittatore cubano Fulgencio Batista annunciava ad una attonita platea la sua fuga e la prossima conquista della capitale da parte di un gruppo di rivoluzionari guidati da tali Fidel Castro ed Ernesto Guevara, in arte il Che, l'isola di Cuba è diventata uno dei principali palcoscenici della Storia. La dura reazione statunitense, che varò un pervasivo embargo economico nel tentativo di soffocare la sua economia, ebbe l’unico risultato di spingerla nell'abbraccio dell'orso russo: in pochi anni, il governo dei "barbudos" instaurò un'economia centralizzata, si dichiarò comunista e fedele all'URSS, portando al contempo il mondo ad un passo dall'annichilimento nucleare.


Da allora, il regime cubano ha dato prova di strabiliante resistenza, riuscendo a sopravvivere al crollo della sua benefattrice sovietica ed a trovare anche un valido sostituto nel Venezuela di Hugo Chavez, che ha sempre visto nel "Lider Maximo" cubano un modello ed un "mostro sacro" del sentimento anti-statunitense. La crisi dell'amico e benefattore venezuelano, schiacciato dal crollo del prezzo del petrolio e della sua stessa disorganizzazione, ha costretto però L’Avana a cercare nuovi amici. A riprova del fatto che per i governi il bene più alto è la propria persistenza al potere, il presidente Raul Castro, subentrato al fratello Fidel nel 2008, non ha trovato nessun controsenso nel rivolgersi al nemico di sempre, gli Stati Uniti. Il riavvicinamento, mediato dal Canada e dalla Santa Sede, ha trovato in Barack Obama un presidente ben disposto e comprensivo. Di fronte ad un'apertura abbastanza limitata, Washington nel 2014 ha ufficialmente rimosso il bando ai voli da e verso Cuba, ha riaperto l'ambasciata, ed ha rimosso l'isola caraibica dalla lista dei Paesi sostenitori del terrorismo, passo necessario per abolire l'embargo economico. La mossa del presidente uscente ha incontrato il plauso del mondo internazionale e di quello degli affari. Infatti, pur essendo un mercato piccolo (circa 11 milioni di abitanti) ed a basso reddito (circa 12/15 dollari al mese), molte aziende USA hanno visto grandi possibilità di investimenti, soprattutto nel campo del turismo e dei servizi. Un'altra importante riforma è stata l'abolizione della regola migratoria del "wet foot, dry foot" , (piede bagnato, piede secco), che permetteva ad ogni cubano che riusciva ad arrivare sul suolo degli Stati Uniti di evitare il rimpatrio e di divenire residente legale.

Il 2016 è stato segnato da due eventi estremamente importanti per Cuba e per il processo di disgelo: il 25 novembre la morte di Fidel Castro, uno degli ultimi protagonisti viventi della fase più antagonistica della Guerra Fredda, e l’8 novembre la vittoria di Donald Trump. Durante la campagna elettorale, per ottenere il voto degli immigrati cubani anticastristi, Trump aveva fortemente criticato il disgelo obamiano, definendolo troppo accomodante nei confronti dell'isola. Una volta giunto al potere, il presidente ha annunciato l'intenzione di "rivedere da cima a fondo" la politica USA verso Cuba, di cui ha criticato le continue infrazioni dei diritti umani nei confronti di prigionieri politici, l'insufficienza delle riforme volte alla liberalizzazione della politica e dell’economia, e la continua vicinanza al Venezuela di Nicolas Maduro, da cui Cuba continua a dipendere per le importazioni di petrolio e gas. Un altro punto che potrebbe minare la pacificazione è il desiderio della nuova amministrazione di mantenere operante il carcere di massima sicurezza di Guantanamo. Poco chiara è invece la posizione del presidente a riguardo della politica migratoria. Anche se questa politica è avversata dagli anti-castristi più convinti, essa ha permesso a centinaia di migliaia di cubani di entrare negli USA senza permesso, e pertanto la sua abolizione non può che far piacer ad un presidente che molto ha puntato sulla riduzione dell'immigrazione irregolare.

Per coloro che vedevano nell'apertura di Cuba l'inizio della caduta del regime, la realtà (fino ad ora) sì è mostrata contraria alle loro aspettative: la leadership dell'isola è sopravvissuta alla perdita del loro maggiore esponente, (che aveva ceduto le redini del potere da almeno dieci anni), e non mostra alcun segnale di debolezza. Ben lungi dall'essere isolata, Cuba è stata riammessa nell’OAS (Organizzazione degli Stati Americani) pur senza essere reintegrata, segno della volontà generale di sanare una rottura che perdura dal 1962. Inoltre il governo cubano continua ad essere un attore rilevante nei principali affari del continente, e non soltanto per i suoi tradizionali alleati "socialisti", (quali Venezuela, Nicaragua, Bolivia ed Ecuador). Ne sono un lampante esempio gli accordi di pace tra governo colombiano e FARC-EP, siglati appunto nella capitale dell'isola. Nonostante ciò, La situazione dell'isola non è per nulla rosea. Malgrado l'apertura del mercato interno e la creazione di alcune aree speciali per facilitare gli investimenti, (quali per esempio la Zona Speciale di Sviluppo El Mariel), infatti, Cuba ha conosciuto una crescita economica estremamente contenuta (circa 1%). A frenare lo sviluppo economico sono soprattutto il peso di una burocrazia farraginosa e pervasiva e la rigidità del sistema, retto ancora da norme socialiste. Tra i nodi più intricati, c'è sicuramente il sistema della doppia valuta, che prevede la coesistenza di un peso cubano (usato per i salari) ed un peso convertibile con il dollaro, a cui ovviamente ha accesso solo una parte ridotta della popolazione, e l'obbligo imposto alle aziende straniere di creare una società mista con investitori ed aziende locali, il che contribuisce a ridurre l’attrattività del mercato.

Dal canto suo, la situazione incerta che si è andata ad instaurare tra Cuba e Stati Uniti scoraggia molte aziende, timorose di perdere i loro investimenti a causa di una recrudescenza della rivalità tra i due Paesi. Per cercare di bilanciare eventuali ricadute negative, L'Avana ha iniziato a corteggiare ogni possibile nuovo partner economico: oltre all'importate accordo per la ristrutturazione del debito siglato con il Club di Parigi già nel 2015, Cuba è riuscita anche ad attirare imponenti aiuti finanziari ed investimenti da Giappone, Cina e Russia (quest'ultima in particolare partecipa ad un poderoso progetto per la modernizzazione delle ferrovie dell'isola).

In definitiva, dunque, la politica di disgelo tra i due Paesi rimane ancora molto fragile e, per adesso, ha portato risultati non eccessivamente entusiasmanti per nessuna delle due parti. Anche se un ritorno al precedente clima di ostilità non conviene a nessuno dei due governi, una politica troppo aggressiva da parte del presidente Trump od una levata di scudi da parte del regime cubano potrebbe far deragliare un processo ancora in fasce, rendendo più complessa e più lunga la risoluzione di una delle ultime contrapposizioni frutto della Guerra Fredda.
di: GPonGP (del 06/04/2017 @ 11:08:58 in Habana, linkato 903 volte)
Ultimamente, lo scrivere sempre di Finale E. mi ha fatto un poco trascurare quel mondo oltreoceano, dove una parte di me trova desiderio di trasferirsi. Un luogo dove almeno qualcosa accade. Continuo quindi il seguito al precedente post Rum Sigari e Storia

Nonostante la diminuizione e cancellazione di alcune rotte di volo dagli Stati Uniti verso Cuba, il boom del Tuirismo, unitamente alle rimesse da fuori paese e principalmente da Stati uniti, sono le uniche voci attive di un economia che perde colpi con un PIL che dal 4,4 del 2015 scende allo 0,9 nel 2016. Un crollo causato dalla crisi che paralizza il Venezuela e il Brasile, i paesi che in cambio dell'importazione di medici più sostentavano le casse del regime cubano, (Caracas assicurava le risorse energetiche con l'erogazione di petrolio a condizioni agevolate che si è ridotta di due terzi e Brasilia si era impegnata nella costruzione della zona franca intorno al porto di Mariel dove i lavori si sono bloccati).

Eppure, i turisti americani ci sono, nonostante la paura del cambio di guardia alla Casa Bianca, che fa registrare una lieve diminuzione dei turisti americani, nel timore che un improvviso irrigidimento dei rapporti induca la Casa Bianca a rispolverare la lista nera dei viaggiatori non autorizzati.

Scattandosi selfie sui sedili di una Chevrolet resuscitata, il turista americano, è troppo estasiato dal suo tuffo negli anni Cinquanta per percepire le ansie di Cuba dopo l'avvento di Donald Trump, e non percepisce che alla faccia dell'egualitarismo socialista aumentano le diseguaglianze, una realtà stile Disneyland molto evidente nella capitale, mentre nel resto del pese costringe i lavoratori statali, (il 70 per cento), a stringere la cinghia con stipendi mai superiori all'equivalente di 30 euro al mese e la stampella di una libreta (i sussidi alimentari) sempre più striminzita, che tra la corsa al profitto di un turismo arraffone e lascia consegnata a riso e fagioli, la dieta della maggioranza della popolazione.

Il recupero architettonico della città vecchia de La Habana, ha diradato l’alone di fatiscenza, restituendo l'antica eleganza, ma l'invasione turistica ha estinto il fascino del languore e della spontaneità: nelle vie del centro, rigurgitanti bar e boutique, è tutto un frastuono, un frenetico affanno verso una modernità intasata, con vetrine di paccottiglia, affollati vicoli con ugole improvvisate di salsa, di buttadentro dei paladares (le trattorie familiari), di ambulanti che offrono sigari e Viagra che presidiano il triangolo hemingwaiano delle bevute, dal il Floridita, la Bodeguita del Medio e l'hotel Ambos Mundos, da cui oggi lo scrittore scapperebbe a gambe levate.
Una schizofrenia che, da un lato, fa andare alle stelle i prezzi, arricchendo anche con le semplici mance, la minoranza dei cubani che lavora a contatto con gli stranieri: decollate le tariffe degli alberghi, richieste senza controllo per le corse in taxi, conti salati nei nuovi ristoranti alla moda, dove la nuova borghesia cubana assapora i frutti proibiti del consumismo, mescolandosi ai turisti nei locali di tendenza e ostentando vestiti griffati e smartphone di ultima generazione.

In Habana, il comunismo caraibico smania per uscire dal grigiore del conformismo, soprattutto fra i giovani più irrequieti, che dimentichi o ignari dei miti della rivoluzione, bivaccano fino all'alba, dove anche chi è escluso dal caravanserraglio è investito dal cambiamento. La diffusione sia pure a caro prezzo di Internet (quattro euro per due ore) ha moltiplicato i capannelli nelle piazze in cui sorgono gli hotspot o nelle strade dei grandi alberghi. Persone di ogni età smanettano per ridurre le distanze con i mondi da cui si sono sentiti emarginati. E per tornare a casa fermano uno degli "almendrones", (le vecchie auto americane importate prima della rivoluzione e rimesse a nuovo), che quando non scorrazzano i turisti yankee a 40 euro all'ora sono tenuti a caricare i cubani a prezzi ovviamente stracciati. Un argomento tabù è il tema pur incombente della successione al vertice. Il 28 febbraio 2018 Raul Castro, (quasi 86 anni), finirà il suo secondo mandato e lascerà la presidenza, almeno così ha annunciato. L'abdicazione non significa che cederà del tutto le redini del potere, dovrebbe infatti conservare fino al 2021 la carica di segretario del partito comunista, l'istituzione che assieme alla gerarchia militare regola la vita del paese. A livello esecutivo emergeranno nuove figure, quasi sicuramente della prima generazione che non ha combattuto per la rivoluzione. Nel frattempo, tra le affermazioni del nuovo presidente americano, per il quale "il lider maximo", è stato "un brutale dittatore" e pretende un cambio radicale che Raul Castro, in difesa dei valori rivoluzionari, non sembra disposto a concedere.....si aspetta il futuro!

Liberamente tratto da un aricolo di Gianni Perrelli, per L'Espresso
Cuba, il futuro tra la Revolution e Disneyland

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