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Di seguito gli articoli e le fotografie che contengono le parole richieste.
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Alberto Korda, il cui vero nome è Alberto Diaz Gutierrez, è il fotografo cubano più noto al grande pubblico ma al tempo stesso più sconosciuto.
Nato il quattordici settembre 1928 a La Habana, morì il ventisei maggio 2001 a Parigi.
Le sue immagini leggendarie sono legate ai ritratti di Ernesto 'Che' Guevara e del ex-leader cubano fidel Castro.
Alberto Korda, cubano, lavorava nell'isola da prima dello scoppio della rivoluzione castrista.
Il giovane fotografo, in società con un collega, aveva aperto uno studio per scattare fotografie di moda e pubblicità nella Cuba corrotta
dal regime di Fulgencio Batista. Con lo scoppio della rivoluzione, nel 1959, il giovane fidel Castro e i suoi più stretti collaboratori
si rendono conto dell'importanza di far apparire, al di fuori dei confini, l'immagine di un governo dinamico e pieno di energie.
E' così che Korda, fotografo di pubblicità e di moda, viene assoldato dai collaboratori di Castro e diventa il fotografo del nuovo governo cubano.
Col passare del tempo Korda si appassiona alla causa cubana e continuerà a restare al fianco del Lider Maximo.
Korda è colui che immortalò Ernesto Guevara nella celebre foto del 'Guerrillero Heroico', (guerrigliero eroico),una fotografia
che ha fatto il giro del mondo. Conosciuta praticamente da tutti, per il carico emozionale che ha trasmesso a intere generazioni
e per essere stata il simbolo di una tentata riscossa sudamericana. L' immagine che ritrae Ernesto Che Guevara
con il basco e la stella, durante i funerali pubblici che celebravano i morti dell'attentato alla nave La Coubre nel porto de L'Avana nel 1960.
L'immagine divenne famosa soltanto dopo la morte del "Che", divulgata dall'editore italiano Giangiacomo Feltrinelli che ne fece un
poster, facendola conoscere a tutto il mondo, senza però svelare il nome dell'autore e non riconoscendogli un centesimo visto che l'amico
Korda gliela regalò. Alberto Korda non si è impegnato per ottenere il riconoscimento dei diritti della foto del Che perché considera
il suo lavoro un servizio alla rivoluzione.
Immagine divenne il simbolo, fin troppo commercializzato, della speranza e di una visione romantica di un mondo senza ingiustizie e diseguaglianze sociali, che ancora oggi riesce a suggestionare l'immaginario collettivo di molti giovani.
Sempre di Korda è lo scatto di un'altra foto del 1959, 'El Quijote de la farola' (Il don Chisciotte del lampione), foto che forse avrete visto di sfuggita un paio di volte nella vostra vita, ma non per questo meno nota. Quest' ultima mostra un guajiro, un contadino cubano, con un cappello di paglia sfilacciato, che ha come coccarda una bandiera cubana, arrampicato in cima ad un enorme, enorme, gigantesco lampione in 'plaza de la revolucion' in Habana. Sotto di lui si raccoglie una folla, ma il fotografo lo guarda di fronte, anche se da lontano. Una foto che riassume magistralmente lo spirito del primo anniversario del 26 luglio, (anniversario dell'assalto della caserma Moncada) ed anche il primo anniversario dove il 'Che' trascorse lontano da Cuba'. L'immagine contrappone il fervore della rivoluzione e l'uomo che, serenamente la osserva fumando.
La foto è incredibile e ci invita a fare molte domande. Come sia arrivato lì? Era un combattente, forse della cavalleria di Camilo Cienfuegos? Sei ancora vivo oggi, tra i tanti novantenni dell'isola?
Certo ai tempi, un qualunque cubano che salì sul palo ad oltre 4 metri per osservare quel che stava accadendo e che casualmente fu immortalato.
Molte volte ho sentito parlare di questa foto dal padre di mia moglie, con orgoglio ed al tempo stesso delusione, al punto che ho voluto verificare quanto mi diceva, constatando che quell'uomo era 'Paco' all'anagrafe, Eleuterio Tirado (usando un solo nome e cognome), il nonno di Lisandra, mia moglie, ormai deceduto nel 2008. Di quella foto, la famiglia di Lisandra detiene ancora un originale.
Immagine divenne il simbolo, fin troppo commercializzato, della speranza e di una visione romantica di un mondo senza ingiustizie e diseguaglianze sociali, che ancora oggi riesce a suggestionare l'immaginario collettivo di molti giovani.
Sempre di Korda è lo scatto di un'altra foto del 1959, 'El Quijote de la farola' (Il don Chisciotte del lampione), foto che forse avrete visto di sfuggita un paio di volte nella vostra vita, ma non per questo meno nota. Quest' ultima mostra un guajiro, un contadino cubano, con un cappello di paglia sfilacciato, che ha come coccarda una bandiera cubana, arrampicato in cima ad un enorme, enorme, gigantesco lampione in 'plaza de la revolucion' in Habana. Sotto di lui si raccoglie una folla, ma il fotografo lo guarda di fronte, anche se da lontano. Una foto che riassume magistralmente lo spirito del primo anniversario del 26 luglio, (anniversario dell'assalto della caserma Moncada) ed anche il primo anniversario dove il 'Che' trascorse lontano da Cuba'. L'immagine contrappone il fervore della rivoluzione e l'uomo che, serenamente la osserva fumando.
La foto è incredibile e ci invita a fare molte domande. Come sia arrivato lì? Era un combattente, forse della cavalleria di Camilo Cienfuegos? Sei ancora vivo oggi, tra i tanti novantenni dell'isola?
Certo ai tempi, un qualunque cubano che salì sul palo ad oltre 4 metri per osservare quel che stava accadendo e che casualmente fu immortalato.
Molte volte ho sentito parlare di questa foto dal padre di mia moglie, con orgoglio ed al tempo stesso delusione, al punto che ho voluto verificare quanto mi diceva, constatando che quell'uomo era 'Paco' all'anagrafe, Eleuterio Tirado (usando un solo nome e cognome), il nonno di Lisandra, mia moglie, ormai deceduto nel 2008. Di quella foto, la famiglia di Lisandra detiene ancora un originale.
La rumba cubana è stata dichiarata dall'Unesco 'Patrimonio culturale immateriale dell'Umanità'.
La decisione è stata assunta dal Comitato intergovernativo nel corso della riunione tenuta ad Addis Abeba.
La motivazione è che la rumba cubana è 'una manifestazione di autostima e resistenza' che contribuisce alla formazione della identità nazionale.
La delegazione cubana ha dedicato il riconoscimento alla memoria del lider maximo fidel Castro (scomparso il25/11/2016).
Cosa è la rumba cubana? La rumba cubana oltre che ad essere un ballo o un canto, deve essere intesa come un tipo di 'FESTA', infatti quando i cubani dicono 'vamos a hacer una Rumba' la vivono come festa vera e propria. Nella Rumba Cubana si integrano molti elementi che derivano dal contributo della popolazione africana e dalla loro cultura, ma non assumono più la caratteristica della musica rituale come nella Santeria, bensì danno vita ad una musica profana a livello urbano. Oltre all'influenza africana si percepisce molto l'impronta spagnola con i loro tipici strumenti e canti. Il nome stesso Rumba, infatti, in Spagna rappresenta un altro tipo di musica e ballo. La rumba cubana. è l'espressione della vita quotidiana, dal contenuto del canto al ballo. Quasi ogni Rumba ha inizio con una parte cantata di carattere espositivo e propositivo, seguita dagli strumenti, dal coro e infine dal ballo, il quale suscita l'espressione 'quando SI ROMPE LA RUMBA' e in questo momento si ha l'uscita dal cerchio dei partecipanti: una coppia formata da uomo e donna, oppure, nel momento della Columbia si esibisce un solo partecipante alla volta. Ci sono infatti vari tipi di stili di Rumba Cubana, alcune ritenute molto antiche conosciute come Rumbe del tiempo Espana, poi abbiamo lo Yambù, il Guaguancò, la Columbia, e la Jiribilla.
Cosa è la rumba cubana? La rumba cubana oltre che ad essere un ballo o un canto, deve essere intesa come un tipo di 'FESTA', infatti quando i cubani dicono 'vamos a hacer una Rumba' la vivono come festa vera e propria. Nella Rumba Cubana si integrano molti elementi che derivano dal contributo della popolazione africana e dalla loro cultura, ma non assumono più la caratteristica della musica rituale come nella Santeria, bensì danno vita ad una musica profana a livello urbano. Oltre all'influenza africana si percepisce molto l'impronta spagnola con i loro tipici strumenti e canti. Il nome stesso Rumba, infatti, in Spagna rappresenta un altro tipo di musica e ballo. La rumba cubana. è l'espressione della vita quotidiana, dal contenuto del canto al ballo. Quasi ogni Rumba ha inizio con una parte cantata di carattere espositivo e propositivo, seguita dagli strumenti, dal coro e infine dal ballo, il quale suscita l'espressione 'quando SI ROMPE LA RUMBA' e in questo momento si ha l'uscita dal cerchio dei partecipanti: una coppia formata da uomo e donna, oppure, nel momento della Columbia si esibisce un solo partecipante alla volta. Ci sono infatti vari tipi di stili di Rumba Cubana, alcune ritenute molto antiche conosciute come Rumbe del tiempo Espana, poi abbiamo lo Yambù, il Guaguancò, la Columbia, e la Jiribilla.
Dall'Avana. Una anziana signora è seduta su una sedia traballante sotto il porticato di una casa dall'intonaco
turchese a tratti scrostato e dalle ringhiere vistosamente arrugginite, una delle tante costruzioni in stile coloniale
che si affacciano sul Malecon, il lungomare che percorre tutta l'Avana. E' una delle tante signore in età avanzata che l'epoca
di fidel Castro l'hanno vissuta tutta e forse per questo guarda con circospezione i tanti turisti che sempre più
numerosi sbarcano sull'isola con la speranza di vivere un viaggio nel tempo.
Percorrere il Malecon è come conoscere i diversi volti e le diverse anime del popolo cubano. Ci sono i giovani incuriositi dai coetanei stranieri vestiti alla moda, tassisti e camerieri che si danno da fare senza sosta per richiamare l'attenzione dei visitatori, e chi si limita a osservare il flusso costante di persone dai davanzali, muovendosi il minimo indispensabile per non farsi sopraffare dall'afa di un'estate prematura. Uno scorcio che racchiude l'essenza di un Paese il quale, a sei mesi dalla scomparsa di fidel, fa i conti con il passato e guarda, con difficoltà, al futuro. Mentre all'orizzonte si alzano colonne di fumo provenienti dal non lontano Venezuela, nelle cui piazze divampano gli incendi della protesta e la striscia di sangue della repressione di Nicolas Maduro, uno degli ultimi grandi alleati del regime castrista.
Sono in molti a ritenere che dalla morte del lider maximo sia cambiato poco o niente, poi camminanado sul paseo del Prado, si vede il nuovo centro commerciale Manzana de Gomez, nel cuore della capitale, che chiamano «il tempio del capitalismo». Qui, 'una commessa prende 12 dollari al mese di stipendio, e vende profumi che ne costano 92 alla confezione'. E proprio il nuovo complesso di negozi è diventato la mecca degli adolescenti, che lì si danno appuntamento per fotografarsi davanti alle vetrine di Mont Blanc e Lacoste, e mandare gli scatti ai parenti fuggiti a Miami prima della rivoluzione. Camminando per le strade dell'Avana si nota tuttavia un certo fermento per i tanti cantieri in attività, soprattutto di grandi alberghi. A Cuba l'unica cosa che funziona è il turismo, per questo tanti professionisti si mettono a fare i tassisti o i camerieri, solo così riescono a guadagnare, e a migliorare la loro posizione». Ciò fa presumere che sia proprio questa industria in grado di trainare una lenta ma possibile crescita economica.
Ma basta allontanarsi un pò dalla capitale, verso l'entroterra, per capire qual è il doppio passo del Paese, qui la rivoluzione sembra non sia mai arrivata, mentre sulla strada, due persone transitano su un calesse trainato da un cavallo. Ovviamente fanno eccezione i Cayo, paradisi turistici, che a seconda dei gusti sono popolate da una manciata di bungalow in riva al mare come a Cayo Levisa, nella provincia di Pinar del Rio, o dagli albergoni in stile Miami di Varadero, dove si respira un clima avulso dalla vera anima del Paese.
Per conoscere l'essenza più profonda della Cuba di Castro bisogna addentrarsi tra le valli del tabacco di Vinales, dove i contadini portano avanti le loro tradizioni di coltura tramandate di generazione in generazione, come se il tempo si fosse fermato.
A conti fatti, l'auspicato cambiamento post fidel sarà un processo assai più lento di quanto si pensi e la vera scommessa è capire se i cubani, orfani di chi per scelta o costrizione li ha presi per mano per oltre mezzo secolo, saranno in grado di diventarne protagonisti o vittime del futuro globale. L'affermazione che più si sente dire, chi è di ritorno da un viaggio a Cuba è senz'altro: hai fatto bene ad andare a Cuba, bisogna andarci ora prima che cambi. Io vorrei tranquillizzare tutti: Cuba non cambierà tanto velocemente!
Percorrere il Malecon è come conoscere i diversi volti e le diverse anime del popolo cubano. Ci sono i giovani incuriositi dai coetanei stranieri vestiti alla moda, tassisti e camerieri che si danno da fare senza sosta per richiamare l'attenzione dei visitatori, e chi si limita a osservare il flusso costante di persone dai davanzali, muovendosi il minimo indispensabile per non farsi sopraffare dall'afa di un'estate prematura. Uno scorcio che racchiude l'essenza di un Paese il quale, a sei mesi dalla scomparsa di fidel, fa i conti con il passato e guarda, con difficoltà, al futuro. Mentre all'orizzonte si alzano colonne di fumo provenienti dal non lontano Venezuela, nelle cui piazze divampano gli incendi della protesta e la striscia di sangue della repressione di Nicolas Maduro, uno degli ultimi grandi alleati del regime castrista.
Sono in molti a ritenere che dalla morte del lider maximo sia cambiato poco o niente, poi camminanado sul paseo del Prado, si vede il nuovo centro commerciale Manzana de Gomez, nel cuore della capitale, che chiamano «il tempio del capitalismo». Qui, 'una commessa prende 12 dollari al mese di stipendio, e vende profumi che ne costano 92 alla confezione'. E proprio il nuovo complesso di negozi è diventato la mecca degli adolescenti, che lì si danno appuntamento per fotografarsi davanti alle vetrine di Mont Blanc e Lacoste, e mandare gli scatti ai parenti fuggiti a Miami prima della rivoluzione. Camminando per le strade dell'Avana si nota tuttavia un certo fermento per i tanti cantieri in attività, soprattutto di grandi alberghi. A Cuba l'unica cosa che funziona è il turismo, per questo tanti professionisti si mettono a fare i tassisti o i camerieri, solo così riescono a guadagnare, e a migliorare la loro posizione». Ciò fa presumere che sia proprio questa industria in grado di trainare una lenta ma possibile crescita economica.
Ma basta allontanarsi un pò dalla capitale, verso l'entroterra, per capire qual è il doppio passo del Paese, qui la rivoluzione sembra non sia mai arrivata, mentre sulla strada, due persone transitano su un calesse trainato da un cavallo. Ovviamente fanno eccezione i Cayo, paradisi turistici, che a seconda dei gusti sono popolate da una manciata di bungalow in riva al mare come a Cayo Levisa, nella provincia di Pinar del Rio, o dagli albergoni in stile Miami di Varadero, dove si respira un clima avulso dalla vera anima del Paese.
Per conoscere l'essenza più profonda della Cuba di Castro bisogna addentrarsi tra le valli del tabacco di Vinales, dove i contadini portano avanti le loro tradizioni di coltura tramandate di generazione in generazione, come se il tempo si fosse fermato.
A conti fatti, l'auspicato cambiamento post fidel sarà un processo assai più lento di quanto si pensi e la vera scommessa è capire se i cubani, orfani di chi per scelta o costrizione li ha presi per mano per oltre mezzo secolo, saranno in grado di diventarne protagonisti o vittime del futuro globale. L'affermazione che più si sente dire, chi è di ritorno da un viaggio a Cuba è senz'altro: hai fatto bene ad andare a Cuba, bisogna andarci ora prima che cambi. Io vorrei tranquillizzare tutti: Cuba non cambierà tanto velocemente!
Sono trascorsi già 10 mesi dall'ultima volta che ho appoggiato piede sulla "Isla Grande",
la maggiore delle Antille in quel caribe da me tanto amato. Un tempo quasi infinito, per chi
come me, in quel luogo ha ritrovato "l'essenza del essere", sia in relazione famigliare sia
per quella sensazione di appagamento che mi pervade quando approdo in quella meta. Non
tanto per ciò che nell'immaginario collettivo questa Isola rappresenta, quanto piuttosto per
la fuga da questa quotidianità che quell'Isola ben rappresenta nella mia vita.
In effetti, già è tempo che inizi ad organizzare il prossimo viaggio, sempre che, la mia "dolce metà", originaria di quel mondo, me lo permetta. Già, non ho mai ottenuto "nulla osta", ad un viaggio senza Lei al mio fianco, all'opposto invece, Lei ha più volte viaggiato senza di me. Strani casi della vita, ma indifferentemente da questo, credo che in questa occasione, allargherò l'organizzazione a chi desidera partecipare ad una vacanza alternativa, quindi niente turisti modello "Alpitour"!.
Dedico pertanto questo articoletto di oggi, a quell'isola, sia perchè è da tempo che non lo faccio, sia perchè scrivendo mi infonde il desiderio di viaggiare.
E' di pochi giorni fa la notizia che il pieno di «super» all'Avana è un privilegio solo per i turisti che pagano in contanti e per le auto da loro affittate. Tutti gli altri, comprese le aziende statali che acquistano il carburante con carte prepagate che si riforniscano di benzina «normale», detta anche la «spacca motori» visto il bassissimo contenuto di ottano e il fumo da ciminiera che produce, restano senza benzina perchè il venezuela non la regala più. La decisione del regime di Raul Castro è stata obbligata visto che ormai da settimane Caracas ha interrotto le forniture di carburante alla dittatura caraibica, essendo anch'essa rimasta a secco, e questo nonostante il Venezuela sia il Paese che ha più riserve di petrolio al mondo.
Ma "chi" è questa Cuba da tutti sentita e da pochi conosciuta, mi permetto una pillola di storia, liberamente tratta da un articolo di Umberto Guzzardi, dal sito Il Caffè Geopolitico
Da quando, nella notte di Capodanno del 1959, il presidente e dittatore cubano Fulgencio Batista annunciava ad una attonita platea la sua fuga e la prossima conquista della capitale da parte di un gruppo di rivoluzionari guidati da tali fidel Castro ed Ernesto Guevara, in arte il Che, l'isola di Cuba è diventata uno dei principali palcoscenici della Storia. La dura reazione statunitense, che varò un pervasivo embargo economico nel tentativo di soffocare la sua economia, ebbe l’unico risultato di spingerla nell'abbraccio dell'orso russo: in pochi anni, il governo dei "barbudos" instaurò un'economia centralizzata, si dichiarò comunista e fedele all'URSS, portando al contempo il mondo ad un passo dall'annichilimento nucleare.
Da allora, il regime cubano ha dato prova di strabiliante resistenza, riuscendo a sopravvivere al crollo della sua benefattrice sovietica ed a trovare anche un valido sostituto nel Venezuela di Hugo Chavez, che ha sempre visto nel "Lider Maximo" cubano un modello ed un "mostro sacro" del sentimento anti-statunitense. La crisi dell'amico e benefattore venezuelano, schiacciato dal crollo del prezzo del petrolio e della sua stessa disorganizzazione, ha costretto però L’Avana a cercare nuovi amici. A riprova del fatto che per i governi il bene più alto è la propria persistenza al potere, il presidente Raul Castro, subentrato al fratello fidel nel 2008, non ha trovato nessun controsenso nel rivolgersi al nemico di sempre, gli Stati Uniti. Il riavvicinamento, mediato dal Canada e dalla Santa Sede, ha trovato in Barack Obama un presidente ben disposto e comprensivo. Di fronte ad un'apertura abbastanza limitata, Washington nel 2014 ha ufficialmente rimosso il bando ai voli da e verso Cuba, ha riaperto l'ambasciata, ed ha rimosso l'isola caraibica dalla lista dei Paesi sostenitori del terrorismo, passo necessario per abolire l'embargo economico. La mossa del presidente uscente ha incontrato il plauso del mondo internazionale e di quello degli affari. Infatti, pur essendo un mercato piccolo (circa 11 milioni di abitanti) ed a basso reddito (circa 12/15 dollari al mese), molte aziende USA hanno visto grandi possibilità di investimenti, soprattutto nel campo del turismo e dei servizi. Un'altra importante riforma è stata l'abolizione della regola migratoria del "wet foot, dry foot" , (piede bagnato, piede secco), che permetteva ad ogni cubano che riusciva ad arrivare sul suolo degli Stati Uniti di evitare il rimpatrio e di divenire residente legale.
Il 2016 è stato segnato da due eventi estremamente importanti per Cuba e per il processo di disgelo: il 25 novembre la morte di fidel Castro, uno degli ultimi protagonisti viventi della fase più antagonistica della Guerra Fredda, e l’8 novembre la vittoria di Donald Trump. Durante la campagna elettorale, per ottenere il voto degli immigrati cubani anticastristi, Trump aveva fortemente criticato il disgelo obamiano, definendolo troppo accomodante nei confronti dell'isola. Una volta giunto al potere, il presidente ha annunciato l'intenzione di "rivedere da cima a fondo" la politica USA verso Cuba, di cui ha criticato le continue infrazioni dei diritti umani nei confronti di prigionieri politici, l'insufficienza delle riforme volte alla liberalizzazione della politica e dell’economia, e la continua vicinanza al Venezuela di Nicolas Maduro, da cui Cuba continua a dipendere per le importazioni di petrolio e gas. Un altro punto che potrebbe minare la pacificazione è il desiderio della nuova amministrazione di mantenere operante il carcere di massima sicurezza di Guantanamo. Poco chiara è invece la posizione del presidente a riguardo della politica migratoria. Anche se questa politica è avversata dagli anti-castristi più convinti, essa ha permesso a centinaia di migliaia di cubani di entrare negli USA senza permesso, e pertanto la sua abolizione non può che far piacer ad un presidente che molto ha puntato sulla riduzione dell'immigrazione irregolare.
Per coloro che vedevano nell'apertura di Cuba l'inizio della caduta del regime, la realtà (fino ad ora) sì è mostrata contraria alle loro aspettative: la leadership dell'isola è sopravvissuta alla perdita del loro maggiore esponente, (che aveva ceduto le redini del potere da almeno dieci anni), e non mostra alcun segnale di debolezza. Ben lungi dall'essere isolata, Cuba è stata riammessa nell’OAS (Organizzazione degli Stati Americani) pur senza essere reintegrata, segno della volontà generale di sanare una rottura che perdura dal 1962. Inoltre il governo cubano continua ad essere un attore rilevante nei principali affari del continente, e non soltanto per i suoi tradizionali alleati "socialisti", (quali Venezuela, Nicaragua, Bolivia ed Ecuador). Ne sono un lampante esempio gli accordi di pace tra governo colombiano e FARC-EP, siglati appunto nella capitale dell'isola. Nonostante ciò, La situazione dell'isola non è per nulla rosea. Malgrado l'apertura del mercato interno e la creazione di alcune aree speciali per facilitare gli investimenti, (quali per esempio la Zona Speciale di Sviluppo El Mariel), infatti, Cuba ha conosciuto una crescita economica estremamente contenuta (circa 1%). A frenare lo sviluppo economico sono soprattutto il peso di una burocrazia farraginosa e pervasiva e la rigidità del sistema, retto ancora da norme socialiste. Tra i nodi più intricati, c'è sicuramente il sistema della doppia valuta, che prevede la coesistenza di un peso cubano (usato per i salari) ed un peso convertibile con il dollaro, a cui ovviamente ha accesso solo una parte ridotta della popolazione, e l'obbligo imposto alle aziende straniere di creare una società mista con investitori ed aziende locali, il che contribuisce a ridurre l’attrattività del mercato.
Dal canto suo, la situazione incerta che si è andata ad instaurare tra Cuba e Stati Uniti scoraggia molte aziende, timorose di perdere i loro investimenti a causa di una recrudescenza della rivalità tra i due Paesi. Per cercare di bilanciare eventuali ricadute negative, L'Avana ha iniziato a corteggiare ogni possibile nuovo partner economico: oltre all'importate accordo per la ristrutturazione del debito siglato con il Club di Parigi già nel 2015, Cuba è riuscita anche ad attirare imponenti aiuti finanziari ed investimenti da Giappone, Cina e Russia (quest'ultima in particolare partecipa ad un poderoso progetto per la modernizzazione delle ferrovie dell'isola).
In definitiva, dunque, la politica di disgelo tra i due Paesi rimane ancora molto fragile e, per adesso, ha portato risultati non eccessivamente entusiasmanti per nessuna delle due parti. Anche se un ritorno al precedente clima di ostilità non conviene a nessuno dei due governi, una politica troppo aggressiva da parte del presidente Trump od una levata di scudi da parte del regime cubano potrebbe far deragliare un processo ancora in fasce, rendendo più complessa e più lunga la risoluzione di una delle ultime contrapposizioni frutto della Guerra Fredda.
In effetti, già è tempo che inizi ad organizzare il prossimo viaggio, sempre che, la mia "dolce metà", originaria di quel mondo, me lo permetta. Già, non ho mai ottenuto "nulla osta", ad un viaggio senza Lei al mio fianco, all'opposto invece, Lei ha più volte viaggiato senza di me. Strani casi della vita, ma indifferentemente da questo, credo che in questa occasione, allargherò l'organizzazione a chi desidera partecipare ad una vacanza alternativa, quindi niente turisti modello "Alpitour"!.
Dedico pertanto questo articoletto di oggi, a quell'isola, sia perchè è da tempo che non lo faccio, sia perchè scrivendo mi infonde il desiderio di viaggiare.
E' di pochi giorni fa la notizia che il pieno di «super» all'Avana è un privilegio solo per i turisti che pagano in contanti e per le auto da loro affittate. Tutti gli altri, comprese le aziende statali che acquistano il carburante con carte prepagate che si riforniscano di benzina «normale», detta anche la «spacca motori» visto il bassissimo contenuto di ottano e il fumo da ciminiera che produce, restano senza benzina perchè il venezuela non la regala più. La decisione del regime di Raul Castro è stata obbligata visto che ormai da settimane Caracas ha interrotto le forniture di carburante alla dittatura caraibica, essendo anch'essa rimasta a secco, e questo nonostante il Venezuela sia il Paese che ha più riserve di petrolio al mondo.
Ma "chi" è questa Cuba da tutti sentita e da pochi conosciuta, mi permetto una pillola di storia, liberamente tratta da un articolo di Umberto Guzzardi, dal sito Il Caffè Geopolitico
Da quando, nella notte di Capodanno del 1959, il presidente e dittatore cubano Fulgencio Batista annunciava ad una attonita platea la sua fuga e la prossima conquista della capitale da parte di un gruppo di rivoluzionari guidati da tali fidel Castro ed Ernesto Guevara, in arte il Che, l'isola di Cuba è diventata uno dei principali palcoscenici della Storia. La dura reazione statunitense, che varò un pervasivo embargo economico nel tentativo di soffocare la sua economia, ebbe l’unico risultato di spingerla nell'abbraccio dell'orso russo: in pochi anni, il governo dei "barbudos" instaurò un'economia centralizzata, si dichiarò comunista e fedele all'URSS, portando al contempo il mondo ad un passo dall'annichilimento nucleare.
Da allora, il regime cubano ha dato prova di strabiliante resistenza, riuscendo a sopravvivere al crollo della sua benefattrice sovietica ed a trovare anche un valido sostituto nel Venezuela di Hugo Chavez, che ha sempre visto nel "Lider Maximo" cubano un modello ed un "mostro sacro" del sentimento anti-statunitense. La crisi dell'amico e benefattore venezuelano, schiacciato dal crollo del prezzo del petrolio e della sua stessa disorganizzazione, ha costretto però L’Avana a cercare nuovi amici. A riprova del fatto che per i governi il bene più alto è la propria persistenza al potere, il presidente Raul Castro, subentrato al fratello fidel nel 2008, non ha trovato nessun controsenso nel rivolgersi al nemico di sempre, gli Stati Uniti. Il riavvicinamento, mediato dal Canada e dalla Santa Sede, ha trovato in Barack Obama un presidente ben disposto e comprensivo. Di fronte ad un'apertura abbastanza limitata, Washington nel 2014 ha ufficialmente rimosso il bando ai voli da e verso Cuba, ha riaperto l'ambasciata, ed ha rimosso l'isola caraibica dalla lista dei Paesi sostenitori del terrorismo, passo necessario per abolire l'embargo economico. La mossa del presidente uscente ha incontrato il plauso del mondo internazionale e di quello degli affari. Infatti, pur essendo un mercato piccolo (circa 11 milioni di abitanti) ed a basso reddito (circa 12/15 dollari al mese), molte aziende USA hanno visto grandi possibilità di investimenti, soprattutto nel campo del turismo e dei servizi. Un'altra importante riforma è stata l'abolizione della regola migratoria del "wet foot, dry foot" , (piede bagnato, piede secco), che permetteva ad ogni cubano che riusciva ad arrivare sul suolo degli Stati Uniti di evitare il rimpatrio e di divenire residente legale.
Il 2016 è stato segnato da due eventi estremamente importanti per Cuba e per il processo di disgelo: il 25 novembre la morte di fidel Castro, uno degli ultimi protagonisti viventi della fase più antagonistica della Guerra Fredda, e l’8 novembre la vittoria di Donald Trump. Durante la campagna elettorale, per ottenere il voto degli immigrati cubani anticastristi, Trump aveva fortemente criticato il disgelo obamiano, definendolo troppo accomodante nei confronti dell'isola. Una volta giunto al potere, il presidente ha annunciato l'intenzione di "rivedere da cima a fondo" la politica USA verso Cuba, di cui ha criticato le continue infrazioni dei diritti umani nei confronti di prigionieri politici, l'insufficienza delle riforme volte alla liberalizzazione della politica e dell’economia, e la continua vicinanza al Venezuela di Nicolas Maduro, da cui Cuba continua a dipendere per le importazioni di petrolio e gas. Un altro punto che potrebbe minare la pacificazione è il desiderio della nuova amministrazione di mantenere operante il carcere di massima sicurezza di Guantanamo. Poco chiara è invece la posizione del presidente a riguardo della politica migratoria. Anche se questa politica è avversata dagli anti-castristi più convinti, essa ha permesso a centinaia di migliaia di cubani di entrare negli USA senza permesso, e pertanto la sua abolizione non può che far piacer ad un presidente che molto ha puntato sulla riduzione dell'immigrazione irregolare.
Per coloro che vedevano nell'apertura di Cuba l'inizio della caduta del regime, la realtà (fino ad ora) sì è mostrata contraria alle loro aspettative: la leadership dell'isola è sopravvissuta alla perdita del loro maggiore esponente, (che aveva ceduto le redini del potere da almeno dieci anni), e non mostra alcun segnale di debolezza. Ben lungi dall'essere isolata, Cuba è stata riammessa nell’OAS (Organizzazione degli Stati Americani) pur senza essere reintegrata, segno della volontà generale di sanare una rottura che perdura dal 1962. Inoltre il governo cubano continua ad essere un attore rilevante nei principali affari del continente, e non soltanto per i suoi tradizionali alleati "socialisti", (quali Venezuela, Nicaragua, Bolivia ed Ecuador). Ne sono un lampante esempio gli accordi di pace tra governo colombiano e FARC-EP, siglati appunto nella capitale dell'isola. Nonostante ciò, La situazione dell'isola non è per nulla rosea. Malgrado l'apertura del mercato interno e la creazione di alcune aree speciali per facilitare gli investimenti, (quali per esempio la Zona Speciale di Sviluppo El Mariel), infatti, Cuba ha conosciuto una crescita economica estremamente contenuta (circa 1%). A frenare lo sviluppo economico sono soprattutto il peso di una burocrazia farraginosa e pervasiva e la rigidità del sistema, retto ancora da norme socialiste. Tra i nodi più intricati, c'è sicuramente il sistema della doppia valuta, che prevede la coesistenza di un peso cubano (usato per i salari) ed un peso convertibile con il dollaro, a cui ovviamente ha accesso solo una parte ridotta della popolazione, e l'obbligo imposto alle aziende straniere di creare una società mista con investitori ed aziende locali, il che contribuisce a ridurre l’attrattività del mercato.
Dal canto suo, la situazione incerta che si è andata ad instaurare tra Cuba e Stati Uniti scoraggia molte aziende, timorose di perdere i loro investimenti a causa di una recrudescenza della rivalità tra i due Paesi. Per cercare di bilanciare eventuali ricadute negative, L'Avana ha iniziato a corteggiare ogni possibile nuovo partner economico: oltre all'importate accordo per la ristrutturazione del debito siglato con il Club di Parigi già nel 2015, Cuba è riuscita anche ad attirare imponenti aiuti finanziari ed investimenti da Giappone, Cina e Russia (quest'ultima in particolare partecipa ad un poderoso progetto per la modernizzazione delle ferrovie dell'isola).
In definitiva, dunque, la politica di disgelo tra i due Paesi rimane ancora molto fragile e, per adesso, ha portato risultati non eccessivamente entusiasmanti per nessuna delle due parti. Anche se un ritorno al precedente clima di ostilità non conviene a nessuno dei due governi, una politica troppo aggressiva da parte del presidente Trump od una levata di scudi da parte del regime cubano potrebbe far deragliare un processo ancora in fasce, rendendo più complessa e più lunga la risoluzione di una delle ultime contrapposizioni frutto della Guerra Fredda.
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