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Di seguito gli articoli e le fotografie che contengono le parole richieste.

Ricerca articoli per  futuro

di: GPonGP (del 06/03/2017 @ 21:25:25 in Finale Emilia, linkato 1298 volte)
Chi non vorrebbe abitare in un comune "bello", fatto di spazi vivibili e fruibili, anche a Finale Emilia. Certo, siamo nel "mezzo" (o forse solo all'inizio) della ricostruzione post sisma), ma pensare a medio - lungo termine...non è reato, anzi...è un dovere!

Chi non vorrebbe rivitalizzare il "centro storico" facendolo diventare la sede di una importante svolta culturale ed economica delle dinamiche del "paese".

Un Piano Strategico di valorizzazione del centro storico è un processo che traduce in un'unica regia le complessità del governo urbano e territoriale delle risorse, attivando progetti, strumenti e azioni integrate secondo un modello di sviluppo condiviso, per orientare i programmi e gli investimenti delle istituzioni e gli interventi dei portatori d'interesse verso regole che producano aumento della qualità della vita per l'intera comunità.

il problema....semmai..consiste nel definire cosa è il "centro storico", la valorizzazione del "centro storico" si concretizza nel perseguimento di obiettivi corrispondenti ad altrettanti progetti: il Marketing come strumento di sviluppo del Centro Storico, ovvero la messa in campo di una politica indirizzata a valorizzare le realtà imprenditoriali presenti nel Centro Storico, allo scopo di realizzare progetti di MARKETING TERRITORIALE condivisi tra pubblico e privato. La riqualificazione di spazi, dalla riduttiva funzione di parcheggio alla restituzione di fruizione cittadina attraverso l'istituzione di un ampio spazio urbano di pregio da vivere in modo diversificato. La riqualificazione delle aree del centro, mediante l'affidamento ad un operatore commerciale che esalti e valorizzi le peculiarità architettoniche e monumentali del luogo, armonizzandole con le esigenze economico-commerciali.

Essere amministratori, pensare alla riqualificazione del centro antico, richiede scelte di responsabilità, di rispetto dei luoghi e dei vincoli, di una visione ampia che analizzi nella sua complessità l'intero "centro storico", programmando interventi mirati, dopo confronti aperti con i professionisti del settore ed i "cittadini", che valutino lo standard estetico, per rilanciare la bellezza delle tracce di antichità presenti, valorizzare le architetture dei fabbricati, rendere vivibile e pedonabili le aree definite, amalgamandolo il tutto in una leggerezza estetica urbana.

Senza dimenticare i microinterventi di riqualificazione per favorire la continuità dei percorsi pedonali e l'accessibilità ai cittadini, allestimenti temporanei per usi aggregativi ed allestimento servizi igienici accessibili al pubblico.

Forse...dico forse, non è impossibile pensare in modo "aperto" a queste tematiche "future"...per questo serve una amministrazione lungimirante, che oltre alle definizioni di immediatezza di bilancio....sappia dare i giusti spazi programmatici di ciò che è la proria "vision" del territorio e del luogo che amministra. Forse chiedo troppo? Forse....ma come al solito mi piace dare un'occasione di pensiero a chi lo vuole leggere.

Come sempre mi piace concludere con una frase "storica:"Non penso mai al futuro. Arriva così presto. (Albert Einstein)
di: GPonGP (del 10/08/2016 @ 14:02:53 in Habana, linkato 845 volte)
C'è tanto 'rumore' sul tema 'acquistare casa a Cuba', da parte dei tanti amanti dell'Isla Grande del Caribe. Alcuni mi hanno scritto chiedendomi consigli, altri amici si sono trasferiti, altri vedono solo una opportunità ma dai grandi rischi. Ripercorrendo la breve storia, ricordo che, fino al 2011 comprare e vendere case a Cuba era vietato per legge, gli stessi cubani che volevano comunque farlo, ricorrevano spesso a mezzi illegali e scorciatoie, quali per esempio con matrimoni che prevedevano case in dote e che si concludevano poi in divorzi. Le case appartenevano allo stato, che le aveva assegnate alle famiglie dopo la rivoluzione del 1959, ma nel tempo, abitazioni pensate per una famiglia sono state suddivise in spazi sempre più piccoli e la mancanza di denaro non non ha permesso alle persone di curare le loro case, che nel tempo si sono degradate sempre di più. Parliamo dei 'solar', edifici che, a seguito di frazionamenti in mini appartamenti, riescono a ospitare decine di famiglie. Edifici un tempo sfarzosi, caduti in malora dopo gli anni 50, senza vetri né infissi, le finestre vuote da cui vedi solai crollati, preziosi pavimenti in ceramica inizio di 900, scale precarie, contatori elettrici scoperchiati, le abitazioni in fila dietro grate di ferro. Qui, in pochi metri quadri vive un'intera famiglia. Sebbene la situazione stia cambiando, il modello abitativo Solar, micromondi dove tutto è condiviso e non esiste privacy, resta un punto fermo nella società cubana, attestandone tutta la difficoltà nell'affrancarsi dal passato per costruire un futuro differente. Circa un anno fa, a Milano, alla Galleria Bianconi, è stao presentato il lavoro fotografico di Carolina Sandretto. Durante una sua permanenza di alcuni mesi a Cuba, l'autrice ha indagato la realtà abitativa dei Solar, raccogliendo attimi di vita quotidiana, scorci di interni, momenti di intimità.

Ripropongo il link al sito di Carolina Sandretto (fotografa italiana residente a New York) dove è possibile visionare alcune foto della personale intitolata Vivir con..., dove l'artista indaga, attraverso il ritratto, la società cubana e le sue trasformazioni, mostrando magnifiche foto che ritraggo le persone nelle loro case, nel loro ambiente normale...dei Solar naturalmente.
di: GPonGP (del 12/07/2016 @ 12:17:21 in Habana, linkato 734 volte)
Finalmente, io e Lis, dopo lunga ed estenuante trattativa di 10 minuti, ma con prologo di anni, abbiamo deciso di sopraelevare la esistente casa in Habana, per realizzare la nostra residenza estiva, (detto così mi piace molto hehe). Non abbiamo ancora posato la prima pietra dei muri, ma già abbiamo il bagno. Così è Cuba, dove non esistono magazzini edili o Brico Center dove approvigionarsi dei materiali, quindi si prendono quando capita l'opportunità nel vasto mercato della "calle", perciò non è difficile che si acquistino materiali che verranno realmente utilizzati anche dopo anni. In effetti, il "disgelo" delle relazioni USA-Cuba, ancora non ha prodotto la fine dell'embargo ed i materiali si trovano a "singhiozzo"...come tutto del resto, e, personalmente credo che se nel prossimo futuro, l'embargo sarà eliminato, le difficoltà rimarranno: prima propagandate per colpa del grande nemico del nord, facendo della filosofia della "revolucion" un ancora di salvezza, poi con meno romanticismo e più realismo, sarà colpa per del rating, (Cuba è a rischio default, con classificazione "Caa1" della agenzia Moody's e "CCC" di Standard & Poor's). Sarà un "trauma" per ogni giovane cubano che vedrà infranto il proprio desiderio di "normalizzarsi" al resto del mondo, guardando quella "normalità" dalla finestra di uno smartphone, o dai canali TV o dai "social",...un mondo che non esiste, ma produce l'idea che altrove tutto è dato ed in cuba non c'è nulla e che probabilmente, vista la politica energetica, presto anche quelle finestre torneranno "buie", in quanto per il loro funzionamento serve energia elettrica, energia che Cuba non riuscirà a produrre, essendo dipendente dal petrolio venezuelano, fino ad ora approvvigionato tramite i "petrolmedici", allora, i vari "jefes statali" già pianificano un calo della forinitura elettrica, entro fine anno, di oltre il 50%, insomma ritorneranno i famosi "apagones", forse si! Beh, allora, un bagno all'aria aperta garantisce di non rimanere al buio.
di: GPonGP (del 22/05/2017 @ 12:02:29 in Habana, linkato 923 volte)
Dall'Avana. Una anziana signora è seduta su una sedia traballante sotto il porticato di una casa dall'intonaco turchese a tratti scrostato e dalle ringhiere vistosamente arrugginite, una delle tante costruzioni in stile coloniale che si affacciano sul Malecon, il lungomare che percorre tutta l'Avana. E' una delle tante signore in età avanzata che l'epoca di Fidel Castro l'hanno vissuta tutta e forse per questo guarda con circospezione i tanti turisti che sempre più numerosi sbarcano sull'isola con la speranza di vivere un viaggio nel tempo.

Percorrere il Malecon è come conoscere i diversi volti e le diverse anime del popolo cubano. Ci sono i giovani incuriositi dai coetanei stranieri vestiti alla moda, tassisti e camerieri che si danno da fare senza sosta per richiamare l'attenzione dei visitatori, e chi si limita a osservare il flusso costante di persone dai davanzali, muovendosi il minimo indispensabile per non farsi sopraffare dall'afa di un'estate prematura. Uno scorcio che racchiude l'essenza di un Paese il quale, a sei mesi dalla scomparsa di Fidel, fa i conti con il passato e guarda, con difficoltà, al futuro. Mentre all'orizzonte si alzano colonne di fumo provenienti dal non lontano Venezuela, nelle cui piazze divampano gli incendi della protesta e la striscia di sangue della repressione di Nicolas Maduro, uno degli ultimi grandi alleati del regime castrista.

Sono in molti a ritenere che dalla morte del lider maximo sia cambiato poco o niente, poi camminanado sul paseo del Prado, si vede il nuovo centro commerciale Manzana de Gomez, nel cuore della capitale, che chiamano «il tempio del capitalismo». Qui, 'una commessa prende 12 dollari al mese di stipendio, e vende profumi che ne costano 92 alla confezione'. E proprio il nuovo complesso di negozi è diventato la mecca degli adolescenti, che lì si danno appuntamento per fotografarsi davanti alle vetrine di Mont Blanc e Lacoste, e mandare gli scatti ai parenti fuggiti a Miami prima della rivoluzione. Camminando per le strade dell'Avana si nota tuttavia un certo fermento per i tanti cantieri in attività, soprattutto di grandi alberghi. A Cuba l'unica cosa che funziona è il turismo, per questo tanti professionisti si mettono a fare i tassisti o i camerieri, solo così riescono a guadagnare, e a migliorare la loro posizione». Ciò fa presumere che sia proprio questa industria in grado di trainare una lenta ma possibile crescita economica.

Ma basta allontanarsi un pò dalla capitale, verso l'entroterra, per capire qual è il doppio passo del Paese, qui la rivoluzione sembra non sia mai arrivata, mentre sulla strada, due persone transitano su un calesse trainato da un cavallo. Ovviamente fanno eccezione i Cayo, paradisi turistici, che a seconda dei gusti sono popolate da una manciata di bungalow in riva al mare come a Cayo Levisa, nella provincia di Pinar del Rio, o dagli albergoni in stile Miami di Varadero, dove si respira un clima avulso dalla vera anima del Paese.

Per conoscere l'essenza più profonda della Cuba di Castro bisogna addentrarsi tra le valli del tabacco di Vinales, dove i contadini portano avanti le loro tradizioni di coltura tramandate di generazione in generazione, come se il tempo si fosse fermato.

A conti fatti, l'auspicato cambiamento post Fidel sarà un processo assai più lento di quanto si pensi e la vera scommessa è capire se i cubani, orfani di chi per scelta o costrizione li ha presi per mano per oltre mezzo secolo, saranno in grado di diventarne protagonisti o vittime del futuro globale. L'affermazione che più si sente dire, chi è di ritorno da un viaggio a Cuba è senz'altro: hai fatto bene ad andare a Cuba, bisogna andarci ora prima che cambi. Io vorrei tranquillizzare tutti: Cuba non cambierà tanto velocemente!
di: GPonGP (del 06/04/2017 @ 11:08:58 in Habana, linkato 903 volte)
Ultimamente, lo scrivere sempre di Finale E. mi ha fatto un poco trascurare quel mondo oltreoceano, dove una parte di me trova desiderio di trasferirsi. Un luogo dove almeno qualcosa accade. Continuo quindi il seguito al precedente post Rum Sigari e Storia

Nonostante la diminuizione e cancellazione di alcune rotte di volo dagli Stati Uniti verso Cuba, il boom del Tuirismo, unitamente alle rimesse da fuori paese e principalmente da Stati uniti, sono le uniche voci attive di un economia che perde colpi con un PIL che dal 4,4 del 2015 scende allo 0,9 nel 2016. Un crollo causato dalla crisi che paralizza il Venezuela e il Brasile, i paesi che in cambio dell'importazione di medici più sostentavano le casse del regime cubano, (Caracas assicurava le risorse energetiche con l'erogazione di petrolio a condizioni agevolate che si è ridotta di due terzi e Brasilia si era impegnata nella costruzione della zona franca intorno al porto di Mariel dove i lavori si sono bloccati).

Eppure, i turisti americani ci sono, nonostante la paura del cambio di guardia alla Casa Bianca, che fa registrare una lieve diminuzione dei turisti americani, nel timore che un improvviso irrigidimento dei rapporti induca la Casa Bianca a rispolverare la lista nera dei viaggiatori non autorizzati.

Scattandosi selfie sui sedili di una Chevrolet resuscitata, il turista americano, è troppo estasiato dal suo tuffo negli anni Cinquanta per percepire le ansie di Cuba dopo l'avvento di Donald Trump, e non percepisce che alla faccia dell'egualitarismo socialista aumentano le diseguaglianze, una realtà stile Disneyland molto evidente nella capitale, mentre nel resto del pese costringe i lavoratori statali, (il 70 per cento), a stringere la cinghia con stipendi mai superiori all'equivalente di 30 euro al mese e la stampella di una libreta (i sussidi alimentari) sempre più striminzita, che tra la corsa al profitto di un turismo arraffone e lascia consegnata a riso e fagioli, la dieta della maggioranza della popolazione.

Il recupero architettonico della città vecchia de La Habana, ha diradato l’alone di fatiscenza, restituendo l'antica eleganza, ma l'invasione turistica ha estinto il fascino del languore e della spontaneità: nelle vie del centro, rigurgitanti bar e boutique, è tutto un frastuono, un frenetico affanno verso una modernità intasata, con vetrine di paccottiglia, affollati vicoli con ugole improvvisate di salsa, di buttadentro dei paladares (le trattorie familiari), di ambulanti che offrono sigari e Viagra che presidiano il triangolo hemingwaiano delle bevute, dal il Floridita, la Bodeguita del Medio e l'hotel Ambos Mundos, da cui oggi lo scrittore scapperebbe a gambe levate.
Una schizofrenia che, da un lato, fa andare alle stelle i prezzi, arricchendo anche con le semplici mance, la minoranza dei cubani che lavora a contatto con gli stranieri: decollate le tariffe degli alberghi, richieste senza controllo per le corse in taxi, conti salati nei nuovi ristoranti alla moda, dove la nuova borghesia cubana assapora i frutti proibiti del consumismo, mescolandosi ai turisti nei locali di tendenza e ostentando vestiti griffati e smartphone di ultima generazione.

In Habana, il comunismo caraibico smania per uscire dal grigiore del conformismo, soprattutto fra i giovani più irrequieti, che dimentichi o ignari dei miti della rivoluzione, bivaccano fino all'alba, dove anche chi è escluso dal caravanserraglio è investito dal cambiamento. La diffusione sia pure a caro prezzo di Internet (quattro euro per due ore) ha moltiplicato i capannelli nelle piazze in cui sorgono gli hotspot o nelle strade dei grandi alberghi. Persone di ogni età smanettano per ridurre le distanze con i mondi da cui si sono sentiti emarginati. E per tornare a casa fermano uno degli "almendrones", (le vecchie auto americane importate prima della rivoluzione e rimesse a nuovo), che quando non scorrazzano i turisti yankee a 40 euro all'ora sono tenuti a caricare i cubani a prezzi ovviamente stracciati. Un argomento tabù è il tema pur incombente della successione al vertice. Il 28 febbraio 2018 Raul Castro, (quasi 86 anni), finirà il suo secondo mandato e lascerà la presidenza, almeno così ha annunciato. L'abdicazione non significa che cederà del tutto le redini del potere, dovrebbe infatti conservare fino al 2021 la carica di segretario del partito comunista, l'istituzione che assieme alla gerarchia militare regola la vita del paese. A livello esecutivo emergeranno nuove figure, quasi sicuramente della prima generazione che non ha combattuto per la rivoluzione. Nel frattempo, tra le affermazioni del nuovo presidente americano, per il quale "il lider maximo", è stato "un brutale dittatore" e pretende un cambio radicale che Raul Castro, in difesa dei valori rivoluzionari, non sembra disposto a concedere.....si aspetta il futuro!

Liberamente tratto da un aricolo di Gianni Perrelli, per L'Espresso
Cuba, il futuro tra la Revolution e Disneyland
di: GPonGP (del 23/06/2016 @ 11:05:50 in Habana, linkato 748 volte)
E' trascorso un mese dal mio ritorna da La Habana, oltre al mio pallido biancore, che già ha sostituito il colorito della abbronzatura, anche lo stress si è già impossessato completamente di me a tal punto che anche la mia ombra ingurgita tranquillanti. Relajate, questa è la prima parola con cui vengo sempre accolto in Habana, prima ancora dei sauluti. Si, perchè mi ci vuole sempre un poco di tempo per abituarmi a quei ritmi lenti, come se la mia testa rifiutasse quel nuovo tipo di vivere e rincorresse ancora le abitudini di quà. Ma poi, mi lascio conquistare e ricomincio ad apprezzare il gusto delle cose semplici, come sorseggiare un mojito dondolandomi su una sedia del patio, ed il sapore di benessere è più intenso della menta con cui è fatto. Chi non conosce Cuba, perlomeno come io la conosco, difficilmente capisce che è un mondo, chiuso al Mondo, da oltre mezzo secolo, dove tutto è differente. Le banche non ti chiedono business plan per finanziare un progetto, lì, le banche non finanziano, fanno solo quella che è nella loro natura istituzionale, il "reatail" come lo chiamiamo noi. Dove andare al supermercato è quasi inutile, perchè spesso gli scaffali sono vuoti e gli acquisti si fanno per strada, dove se entri in un negozio, di fatto stai infastidendo la commessa, che attende sia tu a chiamarla, e, se non lo fai tanto meglio, (in fondo come biasimarla, per un salario di un euro al giorno..) così segue la sua siesta appisolata sulla sedia. Eppure, c'è qualcuno che sostiene che questo piccolo mondo, deve aprirsi al Mondo: PAZZI, sarebbe come versare la boccia d'acqua, dove nuota felicemente il piccolo pesce rosso, nella vasca dello squalo. Quel mondo non deve essere sfruttato, anzi al contrario, dovrebbe essere tutelato, così come tuteliamo, o proviamo a farlo, per salvaguardare ogni forma di biodiversità, quel mondo rappresenta quelle che, piacenti o meno, sono le nuove origini del prossimo futuro. Lo sviluppo sostenibile, che il quel mondo è una semplice frase priva di significato, in realtà è la quotidianità. Qel piccolo mondo, privato dagli eventi della storia, delle libere scelte sovrane, è così diverso, che la stessa parola diverso non rende l'idea, ma dove i valori di solidarietà, di fratellanza, amicizia riempiono il vivere quotidiano. Da tempo nutro il desiderio di trasferirmi, ma questa è un'altra storia e come tale ...al prossimo post.

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di: GPonGP (del 06/04/2017 @ 11:07:53, vista 1000 volte)
attende futuro ...